giovedì 18 giugno 2015

Ernia cervicale, sintomi possibili rimedi

L’ernia cervicale (o, più correttamente, ernia discale cervicale) è una patologia a carattere benigno, ma che può risultare decisamente invalidante perché in molti casi è accompagnata dalla comparsa di un dolore molto intenso che costringe il soggetto all’inattività, inattività che, in alcuni casi, è addirittura causa di un aggravamento della sintomatologia dolorosa. Appare quindi ovvio che l’ernia cervicale, pur non potendo essere considerata una patologia particolarmente grave, è pur sempre una condizione che può diminuire drasticamente la qualità della vita del soggetto che ne è colpito, sia in ambito lavorativo sia per quanto riguarda tutti gli altri aspetti del vivere quotidiano, dalle relazioni sociali, al divertimento, all’attività fisica ecc.






Le cause dell’ernia cervicale
Per comprendere meglio il fenomeno ernia cervicale, e conseguentemente le cause del suo manifestarsi, è opportuno effettuare un breve ripasso relativo all’anatomia della regione cervicale; quest’ultima è la parte più mobile e delicata della colonna vertebrale; essa consta di 7 vertebre (vertebre cervicali, da C1 a C7) che sono distinguibili in una regione superiore e in una regione inferiore. Si parla quindi di rachide cervicale superiore, costituito da atlante (C1) ed epistrofeo (C2), e di rachide cervicale inferiore che è costituito dalle 5 vertebre cervicali rimanenti (da C3 a C7). Atlante ed epistrofeo sono vertebre molto diverse dalle altre al fine di permettere i movimenti della testa. Interposti tra una vertebra e l’altra troviamo i cosiddetti dischi intervertebrali, giunzioni fibrocartilaginee che fungono da ammortizzatori; tra atlante ed epistrofeo, le due vertebre del rachide cervicale superiore non è presente alcun disco intervertebrale.
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I dischi intervertebrali sono formati da sostanzialmente da tre parti: una porzione periferica (anulus fibrosus), una porzione centrale (nucleo polposo) e una placca finale. Se le sollecitazioni a cui i dischi intervertebrali sono sottoposti sono eccessive o se, a causa di processi usuranti, si ha una degenerazione dei dischi può verificarsi, sotto la spinta del nucleo polposo, una rottura dell’anulus con conseguente ernia discale; si ha cioè una fuoriuscita del nucleo polposo dalla sua sede naturale.
Essenzialmente, quindi, all’origine di un’ernia cervicale vi sono traumi o processi usuranti; alcuni esempi sono rappresentati da problematiche quali colpo di frusta (più tecnicamente, distorsione del rachide cervicale), deficit muscolari e debolezza dei tessuti legamentosi, atteggiamenti posturali scorretti perduranti nel tempo, tensione muscolare cronica a carico di nuca e spalle (problematica tipica delle persone molto ansiose), artrosi cervicale, aumento dei carichi sul rachide cervicale, indebolimento fisiologico dei dischi intervertebrali (provocato dall’invecchiamento), vibrazioni sul rachide cervicale, sollecitazioni ripetute nel corso di lunghi periodi ecc.

Ernia cervicale molle ed ernia cervicale dura
Il termine ernia viene spesso associato a diversi aggettivi; in linea generale si parla di ernia contenutaernia espulsa ed ernia migrata; nel caso più specifico dell’ernia cervicale è usuale parlare di ernia cervicale molle e di ernia cervicale dura; con la prima espressione ci si riferisce a un’erniazione del solo nucleo polposo, mentre nel secondo caso ci si riferisce a ernie cervicali in cui si ha una degenerazione del nucleo polposo associata a osteofitosi (processo degenerativo caratterizzato dalla forma di neoformazioni a forma di becco dette osteofiti) dei corpi vertebrali. Alcuni autori ritengono che l’espressione ernia cervicale dura sia impropria e che sarebbe più corretto parlare di osteofitosi margino-somatica.
L’ernia cervicale molle è dovuta all’usura e alla degenerazione del disco intervertebrale, nella gran parte dei casi in seguito a un evento traumatico a un colpo di frusta. Nella gran parte dei casi (80% circa), l’ernia cervicale molle viene riscontrata a livello delle vertebre C6 e C7, mentre negli altri casi tra la vertebra C5 e la vertebra C6. I soggetti maggiormente interessati da questa variante di ernia sono le persone di età inferiore ai 50 anni; la sintomatologia che la caratterizza è costituita da dolore al collo che si irradia al braccio, dolore di maggiore intensità al momento del risveglio, torcicollo e sensazione di costante rigidità a livello cervicale.
L’ernia cervicale dura è meno frequente; in alcuni casi è associata a una stenosi del canale neurale. La sintomatologia, che tende a esordire gradualmente, è caratterizzata da un dolore radicolare al quale sono frequentemente associati deficit muscolari e alterazioni dei riflessi osteo-tendinei.


I sintomi dell’ernia cervicale
Il sintomo più eclatante dell’ernia cervicale è senza ombra di dubbio il dolore che in diversi casi è di notevole intensità. La dolenzia può irradiarsi lungo l’arto superiore (si parla di brachialgia) in diversi distretti di braccio, avambraccio e mano a seconda di quale radice spinale è coinvolta nel processo di erniazione. Se oltre alla brachialgia il soggetto affetto da ernia avverte dolore anche a livello cervicale si parla di cervico-brachialgia. Il dolore avvertito è quindi sostanzialmente dovuto alla compressione che l’ernia cervicale opera sulla radice nervosa. In diversi casi il dolore non è l’unico sintomo che caratterizza la patologia in questione; la compressione esercitata dall’ernia sulla radice nervosa può, infatti, anche dar luogo a deficit motori, parestesie, debolezza articolare ecc.; in alcuni casi l’ernia cervicale può spingere sul midollo spinale e ciò dà luogo a un quadro noto come mielopatia cervicale; quest’ultima è una malattia degenerativa su base artrosica che solitamente insorgono in modo progressivo in età avanzata; il sintomo più frequente è una certa difficoltà nella deambulazione legata a una sensazione di debolezza agli arti inferiori (che scompare a riposo) associata a un senso di pesantezza delle braccia e/o un senso di perdita di agilità delle mani.

Come trattare un’ernia cervicale?
Le opzioni di cura di un’ernia cervicale sono sostanzialmente di due tipi: medico-fisiatrico (terapia conservativa) e chirurgico (terapia chirurgica).

Terapia conservativa – La terapia medica ha lo scopo di ridurre al minimo il processo infiammatorio e la sintomatologia dolorosa. A tale scopo vengono generalmente utilizzati i FANS o, se si vuole che l’azione sia più intensa, associazioni di cortisonici e farmaci antidolorifici. Nel caso siano presenti spasmi muscolari possono venire prescritti, in associazione, anche farmaci ad azione miorilassante. In alcuni casi, per un certo periodo di tempo, è possibile che venga prescritto l’utilizzo di un collare; infatti l’irritazione meccanica causata dai movimenti del collo può esacerbare notevolmente la sintomatologia.
Ricordiamo che anche l'uso di integratori naturali come la condroitina solfato e glucosamina solfato danno un notevole risultato per diminuire il processo infiammatorio.
A seconda dei casi possono risultare utili la trazione, la laserterapia e la ionoforesi.

Terapia chirurgica – Nel caso in cui la terapia conservativa non sortisca gli effetti sperati si può pensare di ricorrere a un trattamento di tipo chirurgico.
La chirurgia dell’ernia cervicale è una chirurgia di tipo mini-invasivo. L’intervento chirurgico viene effettuato generalmente per via anteriore (discectomia anteriore) attraverso un’incisione del collo; l’approccio per via posteriore è riservato alle ernie cervicali laterali. Con la discectomia anteriore si effettua un posizionamento di gabbiette in materiale biocompatibile che distanziano i corpi vertebrali e ricostruiscono, nei limiti del possibile, la curva lordotica del rachide cervicale. La discectomia anteriore consente inoltre l’innesto di protesi discali artificiali che fungono da nuovo disco cervicale.
Nel 97-98% dei casi l’intervento di discectomia cervicale non dà luogo a complicanze; queste, quando si verificano, possono andare da infezioni del focolaio operatorio, a lesioni dei grossi vasi, a lesioni esofagee o nervose. In letteratura sono presenti anche casi di lesioni a carico del midollo.
Esistono altre tecniche di tipo chirurgico che possono essere utilizzate in caso di ernia cervicale quali per esempio stabilizzazione vertebrale (si effettua tramite innesto di placca e viti oppure con innesto di tassello osseo prelevato dalla testa iliaca; la stabilizzazione è indicata quando all’ernia cervicale sia associata instabilità vertebrale, ozonoterapia, coblazione (vedi paragrafo successivo), ma si tratta di tipologie di intervento che vengono eseguite quando l’ernia è associata ad altre patologie a carico del rachide vertebrale.
La convalescenza in caso di trattamento chirurgico dell’ernia cervicale si aggira sui 30-40 giorni; durante questo periodo ci si dovrà astenere da attività fisiche intense, dalla guida di veicoli e da posture prolungate evitando di caricare sulla parte superiore di tronco e braccia. Sono altresì da evitare lunghi viaggi in automobile, anche se da semplici passeggeri.

Ernia cervicale e coblazione
La coblazione è una tecnica di relativamente recente introduzione; viene effettuato in anestesia locale oppure con il paziente sottoposto a lieve sedazione. Il chirurgo inserisce, sotto controllo radiologico, una piccola sonda nello spazio discale interessato dal problema; qui vengono prodotte delle coblazioni (da cool ablations, ablazioni fredde) che riducono la tensione nel disco intervertebrale vaporizzandone parzialmente il nucleo polposo. Grazie alla decompressione ottenuta, la radice nervosa riconquista lo spazio perso, non è più a contatto con la sporgenza discale e, conseguentemente, non si irrita. L’intervento di coblazione ha una durata di circa un’ora, non viene praticata nessuna ferita chirurgica e il paziente può essere dimesso in tempi piuttosto brevi (uno o due giorni). Si tratta di una tecnica i cui rischi sono bassissimi.






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